Nel Piccolo Sal-8 di Via Luserna 8, Torino | Sabato 24 Febbraio 2018 | ore 17.00
Appuntamento con Milo Julini, scrittore.

Un pomeriggio con i Barabba
 I giovinastri arroganti e criminali nella Torino di barriera tra fine Ottocento ed i primi decenni del Novecento e le loro azioni criminali raccontate dalla penna di Milo Julini

Sabato 24 Febbraio 2018, ore 17.00
Un dòp-mesdì co’ ‘j baraba | Un pomeriggo con i barabba
a cura di Milo Julini, scrittore. Canzoni in tema di Giuseppe Novajra.

Nel Piccolo Sal-8 di Via Luserna 8, Torino (2° Piano)

In Sal-8 con Monginevro Cultura
Il Piccolo Sal-8 è raggiungibile con i seguenti mezzi pubblici:
Tram 15 e 16, Piazza Sabotino; Bus 33, 42, 55 e 56 Piazza Sabotino,

A cura di Monginevro Cultura

Un dòp-mesì co’ ‘j baraba.

La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Appuntamento di spicco per tutti gli amanti del “noir”, con Milo Julini, scrittore torinese, sul tema dei “barabba”, i giovani malavitosi della Torino della seconda metà dell’Ottocento che con atti di violenta arroganza terrorizzavano la popolazione.

Julini c’intratterrà sul tema di questa piaga criminale che angustiava i torinesi di oltre un secolo fa, ricordando molti episodi di cronaca nera, spesso crudi e violenti, ma reali, che nello stile intrigante della scrittura dell’autore sapranno catalizzare l’attenzione del pubblico.

Il pomeriggio è organizzato da Monginevro Cultura, di cui lo scrittore è membro e consigliere.

Lo chansonnier Beppe Novajra proporrà alcuni brani musicali sul tema dei “barabba”, alternando le sue canzoni agli interventi parlati di Julini.

Riportiamo qui di seguito un articolo dell’autore che rievoca un episodio di delinquenza che negli anni Settanta dell’Ottocento diede origine a estesi echi di cronaca.

8 ottobre 1877: mortale ferimento di Giuseppe Barbero, Guardia di Pubblica Sicurezza «vittima del dovere»

“Già più volte abbiamo dovuto occuparci di una peculiare declinazione della malavita torinese: i barabba.

Quello dei barabba è un fenomeno di devianza dei giovani operai, tipico della Torino della seconda metà dell’Ottocento e dei primi del Novecento.

Barabba è il ribelle e/o assassino ebreo che, secondo i Vangeli, Ponzio Pilato ha liberato al posto di Gesù. Domenica 6 febbraio 1853 a Milano vi è un tentativo di insurrezione mazziniano con la partecipazione di un migliaio tra artigiani e operai di ideologia vagamente socialista: la Polizia austriaca lo definisce il «tumulto dei barabba».

Dopo la proclamazione del regno d’Italia, a Torino si è adottato questo termine di derivazione milanese per indicare quegli operai, di solito giovani o giovanissimi, che mostrano una scarsa assiduità al lavoro che inizia con la «lunediana», cioè l’assenza dal lavoro al lunedì.

I barabba non sono malavitosi abituali perché, sia pure in modo discontinuo, lavorano ma preferiscono ubriacarsi, attaccare briga, assumere atteggiamento provocatorio nei confronti di pacifici torinesi, compiere atti di teppismo gratuito. Dimostrano per tutte queste attività un impegno molto maggiore di quello profuso nel lavoro.

Vediamo ora dei barabba che uccidono per puro odio nei confronti di chi porta una uniforme: i barabba usano volentieri il coltello, anche per crudeli bravate, come questa che costa la vita ad un poliziotto.

Lo racconta la “Gazzetta Piemontese” del 9 ottobre 1877, sotto il titolo “Rissa e ferimento grave di una guardia di P. S.”: «Oh! I barabba! La triste genia!

Le Guardie di PS Caniggia Giovanni e Barbero Giuseppe la scorsa notte essendo di pattuglia per via Dora Grossa, incontrarono allo sbocco di piazza Castello un individuo che minacciava di voler percuotere la propria moglie trovata in intimo colloquio con uno sconosciuto d’età inoltrata.

Le guardie s’interposero per non lasciar succedere dei guai; nel mentre due barabba, fingendo di prendere le difese della donna, fecero atto di slanciarsi sul marito.

Una delle guardie, Barbero, intervenne nuovamente e mentre tratteneva uno dei barabba perché non percuotesse il disgraziato marito, il compagno di quello assalì l’agente e gli diede un colpo di stile al fianco sinistro.

Il ferito fece ancora pochi passi, poi cadde sul suolo quasi privo di sensi.

L’altra guardia inseguì finché poté i barabba ma pensando che il compagno poteva versare in pericolo di vita tornò indietro e diede i primi soccorsi al coraggioso camerata.

Intanto il feritore è fuggito e la guardia è in gravissime condizioni all’ospedale.

E tutto ciò nel centro di Torino! è cosa che addolora davvero!».

Il giorno seguente, il giornale dà la notizia della morte di Giuseppe Barbero: «[…] è morto stamane alle 8 ½  all’Ospedale Mauriziano dopo lunga agonia.

Il disgraziato giovane aveva soli 24 anni di età ed era piemontese. apparteneva al mandamento di Gassino».

L’età di Barbero è invece indicata in 26 anni, quando il giornale riporta l’elenco dei morti del 10 ottobre fornito dallo Stato Civile di Torino (“G. P.”, 11 ottobre 1877) ma in ogni caso il fatto appare particolarmente grave e, nell’immediato, le indagini non portano a concreti risultati.

A differenza di quanto accaduto in occasione dell’uccisione della Guardia di P. S. Giuseppe Voglino, avvenuta nel 1869, le istituzioni appaiono presenti e partecipi.

Barbero, in ospedale ha ricevuto la visita del Questore Mazzi e del Prefetto Angelo Bargoni (Cremona, 1829-Roma, 1901), un patriota che è divenuto Deputato e, dal 1876, Senatore.

Il funerale di Barbero, «caduto vittima di mano assassina», si svolge l’11 ottobre, verso le cinque del pomeriggio. Parte dall’Ospedale Mauriziano (l’attuale Galleria Umberto I, in via della Basilica) diretto al Camposanto.

Una squadra di Guardie di P.S. assiste ufficialmente alle esequie e anche la partecipazione cittadina appare sentita: molti torinesi, di tutte le classi sociali, rendono «colla loro presenza, pietoso ossequio alla memoria d’un martire del dovere».

Le indagini però sono infruttuose e il colpevole non viene arrestato, anche se la “Gazzetta Piemontese” del 20 ottobre riporta l’arresto di una donna «di cattiva fama», sospettata di essere complice del feritore di Barbero.

Giuseppe Barbero “cerca ancora Giustizia”, come scrive il sito il Sito NON Istituzionale dedicato ai Caduti della Polizia di Stato Italiana, da cui ho tratto l’idea per questo articolo”.

 Milo Julini

24 Febbraio 2018

“Un pomeriggio con i barabba”| Recital con Milo Julini, Beppe Novajra e Sergio Donna.

Prendendo spunto dalle scorribande criminali dei barabba torinesi nelle periferie della città nei decenni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, Milo Julini, affermato scrittore torinese (con una bibliografia all’attivo di oltre venti volumi sul tema del real crime), ci conduce nel mondo della cronaca nera, dai tempi di Torino capitale ai giorni nostri. Julini è autore dallo stille scorrevole, pulito ed intrigante, ed i suoi libri, punteggiati di aneddotti e spigolature, sono frutto della sua attenta e scrupolosa ricerca storica, che si basa sulle cronache d’epoca e sulla consultazione degli archivi di Tribunali e di Corti d’Appello. L’idea di creare un fil rouge tra i racconti dei suoi libri e dar vita ad un recital nasce dall’intuito del cantautore torinese Beppe Novajra. Fatti di cronaca nera e storie di crimini realmente accaduti (real crimes) vengono così rievocati con curiose spigolature e con la lettura di spezzoni di testi dei libri di Julini (ne citiamo, tra i tanti, un paio: “Processi e Sorrisi”, e “Ombre, coltelli e scheletri”), con canzoni in tema (scritte da Novajra) e con alcune poesie di Sergio Donna, ispirate ai personaggi dei libri di Julini e a delitti e azioni criminali che in passato scossero fortemente l’opinione pubblica. L’incontro si è tenuto nel Piccolo Sal-8 di Via Luserna 8, a Torino, nella foresteria delle Officine Folk (Bagni Municipali) e fa parte del vasto e interessante palinsesto di appuntamenti culturali del progetto “Monginevro Cultura fa… Cultura” per la stagione 2017-2018, che gode del Patrocinio della Città di Torino (C3).

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