LAETA CARMINA | RACCOLTA DI POESIE

LAETA CARMINA | Raccolta di Poesie in italiano e in piemontese
di Sergio Donna

Illustrazioni di Dorella Gigliotti

 

INTRODUZIONE CRITICA

di Cristina Codazza

Ponete questo libro su un leggio

Mi piace immaginare che Sergio Donna abbia composto questa nuova, sorprendente raccolta di liriche, con carta, penna e calamaio, proprio come un poeta dell’Ottocento, restando sveglio fino a tarda sera, alla luce di un lume a petrolio, per poi riporre il suo manoscritto in uno scrigno o in un cassetto nascosto di un antico scrittoio:

“… Il poeta socchiude il suo diario prezioso, lo assicura con un piccolo lucchetto, come ogni sera, con sguardo calmo e soddisfatto: anche oggi ha vestito di poesia una pagina di storia, rievocando un mare di ricordi, un po’ di sé, un po’ di tutti noi…”.
In realtà i “Laeta Carmina” di Sergio Donna – per quanto espressione del romanticismo ricorrente e naturale dell’Autore, che traspare delicato in molte sue liriche – sono soprattutto un florilegio di poesia moderna e contemporanea, mirabile, che allieta davvero lo spirito, assecondando la bramosia di conoscenza di chi ne vuole assaporare ogni singolo verso.
Dilettevole è la ricerca stilistica dell’Autore, quanto mai variegata ed acrobatica, aperta, nei suoi versi in italiano, alla sperimentazione letteraria come all’umana curiosità; unica, nella sua ardita capacità di conservazione ed esaltazione della lingua co-protagonista della sua anima: un piemontese-torinese dai tratti deliziosi, leziosi e talora goliardici!
Il mondo poetico di Sergio Donna è reso ancor più affascinante dalla peculiare contrapposizione temporale che induce il lettore a viaggiare seduto comodamente in poltrona, come nella salgariana memoria: “Scrivere equivale a viaggiare, senza la seccatura dei bagagli”, tessendo trame antiche, contemporanee e post-moderne con proprietà e gusto lessicale sorprendenti.
Un diario memorabile (per riallacciarmi al piccolo divertimento letterario che ho creato in testa a questa intoduzione critica) che annovera bellissime monografie sportive e tratteggi di fatti e protagonisti ancora vivi nella tradizione nazionale, come anche ispirazioni, dall’encomiabile lirismo, dedicate all’opera del poeta e filosofo libanese Gibran ed alla spiritualità del componimento poetico “Orfano” di Giovanni Pascoli.
Amabili compagni di viaggio del poeta, nel percorso volto ad un’affascinante commistione liricomusicale, sono i compositori Giuseppe Novajra e Bruno Baudissone, con il tocco artistico dell’amico poeta Danilo Torrito.

Un consiglio per una piacevole interpretazione di “Laeta Carmina” è quello di porlo su un leggio da tavolo sfogliandolo, giorno dopo giorno, per assaporarne il largo respiro e la sorprendente creatività racchiusi nell’eleganza di vita e di sentimento dell’Autore.

Cristina Codazza
Poetessa

“Per ogni copia venduta di Laeta Carmina | Raccolta di poesie, ho deciso di devolvere la somma di 2 € a sostegno del progetto dell’Unicef “Vogliamo zero”, un nobile programma di lotta contro la mortalità infantile, che ancor oggi miete – ogni anno – più di 20.000 bambini, soprattutto del Terzo Mondo”.

Sergio Donna

Proponiamo una poesia tratta dalla raccolta “Laeta Carmina”, self-publishing Ël Torèt | Monginevro Cultura, Torino 2014. Riproduzione vietata.



Cenisia-Virtus, derby di periferia

 

Era di maggio, nel Quarantaquattro.
Corso Parigi, là al Polo Nord.
Oggi c’è derby con la forte Virtus!
Si schierano sul prato le “Violette”:
in campo c’è tensione. Grande sfida.
A bordo campo cento spettatori.
L’arbitro in nero, già fischia l’inizio.
Rubatto, dirigente allenatore,
pungola e sprona gli undici campioni.
“Teresio Dutto, mettiti più al centro!
Cecco Taricco, mordi sul terzino!”
Il “Ceni” in campo è già disposto bene:
libero, mediano, agili ali.
Poi… la sirena dei bombardamenti.
Tutti di corsa, tutti nel rifugio:
allenatori, pubblico ed atleti.
Rubatto fa la conta: “Ci siam tutti?”
“Manca Taricco, mister, non lo vedo!”
Tuonano fuori bombe dirompenti.
Poi ecco il Cecco: “I son sì, ò fieuj!
I son andame a pié le mie scarpëtte.
Se mi i-j lasso là, drinta al cambrin,
stassèira mia mare am les la vita.
Àutr che bombardament! Per me è finita.
Risero le “Violette” e la risata
nascose il rombo sordo dei motori
dei grevi bombardieri della RAF:
su bòite e fabbriche già riversavano
bombe mortali che non risparmiavano
chiese, bocciofile, palazzi, scuole
– e dentro quella nuvolaglia nera –
anche un campo di calcio di barriera.
 
Torino, 9 Novembre 2013

 

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