LA TRADOTTA CHE PARTE DA TORINO
Venerdì 30 Novembre | Conferenza-Recital
Educatorio della Provvidenza, Via Trento 13, Torino. Ore 17.30. Ingresso libero.
A cura di Monginevro Cultura
Voci recitanti: Sergio Donna, Anna Perrini, Andrea Tartari, Voce e chitarra: Beppe Novajra
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Esattamente cent’anni fa, di questi giorni, gli Italiani festeggiavano la Vittoria della Grande Guerra. Ma forse non si rendevano ancora conto di quanto pesante fosse stato il prezzo pagato in perdite umane, morti, feriti, mutilati, e di quanto ingenti fossero state le spese per gli armamenti. Un Paese distrutto nel morale, nell’economia, nell’industria nascente, e nell’agricoltura. Le campagne e le fabbriche lasciate nelle mani della sola manodopera femminile e degli anziani: un Paese da ricostruire, con la miseria sempre più diffusa e in continuo agguato, con tensioni sociali sempre più nervose e
difficilmente controllabili.
Monginevro Cultura, con un recital che prende il titolo da quello di una nota canzone dell’epoca (“La tradotta che parte da Torino”), ripropone le fatiche dei soldati italiani impegnati in quella guerra, al fronte, nelle trincee, e negli attacchi all’ultimo sangue alla baionetta.
Letture di racconti, testimonianze, poesie e canzoni della Grande Guerra.
(Ufficio Stampa Ass. Monginevro Cultura)
Venerdì 30 Novembre 2018, si è tenuto presso l’Educatorio della Provvidenza di Corso Trento 13, a Torino, il recital “La tradotta che parte da Torino”, per commemorare il primo Centenario dalla Vittoria della Grande Guerra.
Il recital, proposto da Monginevro Cultura, è stato curato dalla regia di Anna Perrini, che con Andrea Tartari e Sergio Donna è stata una delle voci recitanti della Compagnia Teatrale “Gli Instabili”.
Alle letture dei fini dicitori, si sono alternate le canzoni di Beppe Novajra, cantautore torinese, che accompagnandosi con la sua chitarra ha proposto alcuni noti canti popolari della Grande Guerra.
Senza retorica, ma con efficacia e concretezza, è stato ricordato il duro stile di vita di trincea dei nostri fanti, dei nostri bersaglieri e dei nostri alpini, rievocando sia banali episodi di vita quotidiana – nei rari momenti di calma in trincea (come gli spidocchiamenti o la consegna della posta ai soldati al fronte) – sia i feroci assalti alla baionetta, gli spari dei cecchini nemici, le detonazioni degli shrapnel, il sibilo delle pallottole che accarezzavano le guance de fanti come un bacio “lungo e fine che vola”, e le effimere conquiste di impervie cime alpine sul Carso, tra l’Isonzo e il Piave, che costarono la vita amigliaia e migliaia di soldati (sull’uno e sull’altro fronte).
Sono letti frammenti struggenti di lettere dal fronte, e alcune poesie di Ungaretti e di Soffici sul fronte occidentale. Grande è stato il coinvolgimento del pubblico in sala, che spesso si è commosso all’ascolto dei testi declamati, e che, durante gli stacchi musicali – dando vita ad un coro spontaneo – ha cantato con Novajra i testi delle canzoni della Grande Guerra, proiettati sullo schermo.
Uff. Stampa Monginevro Cultura | 30 Novembre 2018