10 Maggio 2025 | ore 17.000
Sala incontri della Famija Turinèisa
Via Po 43, Torino
Recital “100 VÒLTE CEREA”
con “IJ Ciamanauts” di Lele Danesin
Sergio Donna, Voce recitante
Celebrazioni del Centenario della Famija
Sent’ani an Famija | Cent’anni in Famija
1925 | 2025
10 Maggio 2025 | ore 17.000
Sala incontri della Famija Turinèisa
Via Po 43, Torino
Recital “100 VÒLTE CEREA”
con “IJ Ciamanauts” di Lele Danesin
Sergio Donna, Voce recitante
1925 | 2025: i Primi cento anni della Famija Turinèisa
Nel fitto calendario di appuntamenti culturali per celebrare il Centenario della Famija, anche il recital “100 vòlte Cerea”, tutto in piemontese.
Lo spettacolo, con “Ij Ciamanàuts” di Gabriele Danesin e l’intervento del poeta Sergio Donna, si terrà Sabato 10 Maggio nella Sede di Via Po 43, con inizio alle ore 17.00
Il 2025 si prospetta come un anno folto di importanti eventi, incontri e spettacoli per la Famija Turinèisa, che quest’anno compie i suoi primi cento anni di vita.
Tra gli appuntamenti del calendario stilato appositamente per celebrare questo evento, Sabato 10 Maggio, nel Salone delle Feste della Famija, nell’aulica e storica sede di Via Po 43, con inizio alle ore 17.00, sarà accolto il Gruppo di musica popolare piemontese “Ij Ciamanauts”, capitanato da Gabriele Danesin, con Luigi Conrotto, Luigi Cattozzo e Michelangelo Chiale,
Il Gruppo musicale proporrà il Recital “100 vòlte Cerea”, con alcuni dei più noti e tradizionali brani del repertorio popolare regionale, alternati a letture di poesie in tema, declamate dal poeta piemontese Sergio Donna.
L’ingresso è libero.
Ci si può prenotare, fino ad esaurimento dei posti disponibili in Sala, al n° 335-6603122
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Alcune note storiche
La Famija Turinèisa venne costituita nel Maggio del 1925 nelle sale dell’Associazione Stampa Subalpina che allora aveva sede in Via Carlo Alberto. Il ruolo di Presidente viene coperto all’avvocato Giulio Colombini. Il sodalizio necessitava di una sede adeguata, che venne stabilita in Via Po, al civico 43:
Ah! Le giòrnà goliarde d’alegressa,
j’ òre ‘d baldoria e ‘d feste an còntrà ‘d Po
con le mascrade pien-e ‘d còntentéssa…
Gli Anni Venti del Novecento cominciano a rivelarsi anni difficili anche per la libertà di stampa regionale a cui il regime pretende sia sempre più sottomessa. La Famija fa muro, grazie al rapporto compatto tra i cofondatori – il già citato Gigi Michelotti, l’avvocato Giulio Colombini e l’architetto Giuseppe Bergagna – e il numero crescente di associati e, al momento, resiste.
Un altro attivissimo socio fondatore della Famija è stato Arturo Gianetto, che ricoprì per molte edizioni il ruolo di Gianduja del Carlevé ‘d Turin.
Fra i suoi più attivi sostenitori della Famija Turinèisa c’era anche Teofilo Rossi di Montelera, erede della Martini & Rossi, che fu Ministro dell’Industria, Senatore del Regno e Sindaco di Torino. L’ente non si limitò a promuovere attività ricreative e culturali, ma altresì si distinse per la sua marcata e nobile attività di solidarietà a sostegno alle popolazioni colpite da alluvioni e calamità naturali.
Negli anni Trenta il regime passò a più stretti giri di vite. Molte Associazioni Culturali vennero messe a tacere, a meno che si adeguassero formalmente alle linee del partito unico, rinunciando però inevitabilmente alla libertà di espressione e di pensiero.
Nel 1932 venne emanato un decreto che ordinava lo scioglimento della Famija: a nulla valsero le proteste del principe ereditario Umberto e del sindaco Thaon di Revel: lo
scioglimento avvenne in pochi giorni, con immediata dispersione dei beni e degli iscritti.
Dovettero passare tredici anni, con la caduta definitiva del fascismo, perché si ricostituisse la Famija Turinèisa. Nel 1945, a guerra conclusa, l’avvocato Colombini ne assunse nuovamente la presidenza, riunendo quasi tutti i vecchi collaboratori, fra cui l’instancabile Gigi Michelotti.
Nel dopoguerra, anni di consistenti flussi di immigrazione interna soprattutto dal Nord Est e dalle regioni meridionali verso il Piemonte, la Famija si impegnò per favorire l’integrazione dei nuovi “piemontesi d’adozione” con i piemontesi di nascita, stringendo fecondi legami e favorendo gli scambi culturali con i Circoli regionali frequentati dagli immigrati.
Da cento anni la Famija Turinèisa rimane protagonista non solo nel campo della cultura del territorio (impegnata com’è nella difesa delle tradizioni piemontesi, della lingua regionale, delle sue danze popolari, e non solo nel periodo di Carnevale o della Festa di San Giovanni, il Patrono di Torino), ma anche nel sociale e nella solidarietà.
Oltre agli illustri personaggi storici già citati in questa sintesi storica, alla presidenza della Famija Turinèisa si sono succeduti nel tempo personaggi autorevoli e carismatici, protagonisti dello scenario culturale piemontese, come ad esempio Celestina Costa, figlia del grande poeta Nino Costa, cantore della Torino del Novecento in Lingua piemontese. Attualmente la carica è ricoperta dalla inossidabile Daniela Piazza, instancabile e appassionata intellettuale, scrittrice, editrice e organizzatrice di eventi culturali: a lei, dal Febbraio 2022, si è affiancato il dott. Giancarlo Bonzo, già A.D. del Centro Congressi dell’Unione Industriale di Torino.
Ogni anno, nel periodo che precede il carnevale, con rogito di un notaio della Città vergato nel Palazzo del Comune, la Famija nomina Gianduja e Giacometta che restano in carica per un anno, salvo rinnovo, alla presenza del Sindaco. Per il 2025, è stato rinominato “Gianduja” l’avvocato Marco Raiteri, mentre è stata riconfermata la dott.ssa Tina Scavuzzo nel ruolo di “Giacometta”.
Presso la sede della Famija Turinèisa di Via Po 43 a Torino, è ospitata l’Accademia Teatrale Mario Brusa, diretta dal noto attore torinese Mario Brusa.
In sede, si conserva inoltre una ricca Biblioteca di rari volumi, censita nell’Anagrafe delle Biblioteche italiane. La sede accoglie frequentemente mostre fotografiche, congressi, recital e spettacoli.
(Associazione Monginevro Cultura)